Sulla scorta dei risultati ottenuti da precedenti studi effettuati sul modello animale, in questa recente ricerca effettuata in vivo su soggetti affetti da demenza di Alzheimer (https://www.researchgate.net/publication/353891884_Widespread_cell_stress_and_mitochondrial_dysfunction_in_early_Alzheimers_Disease), i ricercatori dell’Imperial College lavorando in collaborazione con il Dementia Research Institute del Regno Unito, hanno individuato 2 biomarcatori chiave alterati nei soggetti affetti da malattia di Alzheimer in fase precoce.
I ricercatori hanno scoperto che l’aumento dei livelli del primo marcatore (S1R) era legato allo stress cellulare diffuso che causa l’interruzione del lavoro di trasmissione dei neurotrasmettitori, mentre i ridotti livelli del secondo biomarker (MC1) erano correlati a difetti mitocondriali e venivano osservati prevalentemente nelle regioni ippocampali e talamiche del cervello.
I ricercatori ipotizzano che questi processi patogeni legati allo stress cellulare possono essere alla base della perdita di connettività tra i neuroni che a sua volta porterebbe alla degenerazione dei tessuti nervosi interessati e al volume del cervello.
Questo recente studio, dimostrando come siano coinvolti anche i mitocondri e lo stress ossidativo nella patofisiologia della malattia di Alzheimer, apre nuovi e interessanti scenari per la ricerca e orienta con vigore i clinici verso interventi precoci e preventivi per proteggere il cervello dall’azione aggressiva dello stress ossidativo.