La memoria è una preziosa funzione cognitiva del nostro cervello, ad un tempo sofisticatamente potente e affascinante. E’ l’espressione di una tanto incessante quanto intensa attività nervosa compiuta dalle cellule del sistema nervoso centrale (SNC) chiamate neuroni, che abbraccia l’intero arco di vita.
Il suo fascino risiede principalmente nel fatto di essere semplicemente indispensabile alla vita dell’essere umano perché, parafrasando le parole del prof. Erik Kandel, illustre scienziato e premio Nobel per la medicina nel 2000 al quale dobbiamo la scoperta della neuroplasticità del cervello: “il futuro è sconosciuto, il presente è un attimo sfuggente, tutto il resto è memoria”.
La memoria ha sempre suscitato una forte attrazione sulle persone. Seduce soprattutto il suo misterioso e complesso funzionamento che solo in parte conosciamo. E’ sempre stata oggetto d’interesse e di studio, sia da un punto di vista puramente scientifico e neurofisiologico, sia da un punto di vista più squisitamente psicologico per l’intrinseco legame che ha con le emozioni umane e per le ricadute nefaste che può avere un suo cattivo funzionamento.
L’altro aspetto straordinario della memoria risiede nel suo enorme potenziale spesso inespresso o non sfruttato appieno. La memoria infatti è come se fosse un magazzino di dimensioni infinite in cui volontariamente o involontariamente si accumulano tutti i nostri ricordi, tutto ciò che percepiamo con i sensi, tutto ciò che registriamo durante la veglia come durante il sonno.
Questa proprietà della memoria è fantastica, ma i problemi iniziano quando abbiamo bisogno di ritrovare una determinata informazione nel nostro magazzino e non c’è verso di riuscirci. Chi non ha provato lo sconforto la mattina prima di uscire da casa di non ricordare dove ha riposto le chiavi dell’auto la sera prima o la frustrazione di aver dimenticato qualcosa dal ritorno da fare la spesa. Sta proprio nella capacità di rievocazione, nella capacità di conservare e ripescare l’informazione al momento opportuno, il lato oscuro della memoria.
Purtroppo, pur essendo questo un annoso problema, è poco considerato, così come poca attenzione si dedica a ciò che potrebbe attenuarne gli effetti: le tecniche di memorizzazione. Infatti gli studi sulla mnemotecnica, a differenza di ciò che accadeva in passato in cui addirittura si insegnavano all’università, attualmente ricoprono soltanto un piccolo spazio nella ricerca e una nicchia ancor più ridotta nell’applicazione pratica.
Eppure le mnemotecniche sono strategie per memorizzare, estremamente importanti, assolutamente efficaci e soprattutto attuali, in quanto, contribuendo alla neuroplasticità, in chiave preventiva possono svolgere una funzione protettiva dalle malattie neurodegenerative.
Rappresentando, ipso facto, la via regia di accesso al magazzino mnesico, l’allenamento della memoria attraverso le strategie offerte dalle mnemotecniche, ci aiuterebbe significativamente a dire: “basta dimenticanze, basta frustrazioni con la memoria, d’ora in poi solo soddisfazioni!”.
La memoria e le strategie per espandere e sfruttare appieno il suo enorme potenziale, hanno da sempre suscitato enorme interesse e attratto studiosi, pensatori, scienziati, filosofi in tutte le epoche. In particolare la capacità di memorizzare efficacemente ha generato un forte richiamo, soprattutto per il fascino misterioso che esercita sugli uomini, essendo un’abilità tra il logico e il creativo che l’avvicina all’espressione artistica.
I Greci utilizzavano sapientemente diverse tecniche per implementare la memoria che avevano ereditato dai filosofi Egizi e Persiani.
Le strategie mnemoniche erano, all’epoca, tanto diffuse quanto indispensabili nella vita quotidiana e venivano praticate come una vera e propria forma d’arte.
Secondo Plutarco, fu Simonide di Ceo (556-468 a.C.) il padre fondatore della mnemotecnica. Egli scoprì che la capacità di pensare per immagini suscitata dalla poesia, dalla musica e dalla pittura, poteva applicarsi anche alla memoria. Nacque così la tecnica di memorizzazione chiamata visualizzazione mentale, strategia di rievocazione tra le più efficaci e potenti in grado, se appresa e allenata adeguatamente, di migliorare notevolmente la capacità di ricordare (potenziale mnésico).
La mnemotecnica ebbe una tale diffusione e successo che alcuni filosofi, come il soffista Ippia, ne fecero una ragione di vita organizzando tutte le loro attività utilizzando le mnemotecniche.
Aristotele nel suo scritto “De anima”, riferendosi proprio all’immaginazione, la descrive come una sorta di ponte virtuale tra la percezione e il pensiero, ossia tra ciò che abbiamo percepito con i sensi, ormai divenuto ricordo, e l’elaborazione mentale del ricordo stesso.
Dimostrando di conoscere profondamente l’ars memoriae, aveva brillantemente compreso come le associazioni mentali tra l’elemento percepito e l’elemento reale potevano aiutarci a ricordare meglio. I Greci trasmisero queste conoscenze su come potenziare la memoria ai popoli dell’antica Roma, i quali, nel tempo, le elaborarono a tal punto da renderle talmente centrali nella vita dell’uomo da influenzare la successiva tradizione scientifico-filosofica occidentale.
Cicerone, l’oratore per eccellenza, nei suoi scritti e nel saggio “De Oratore” si riferisce proprio alla tecnica dei Loci quando scriveva: “più propria dell’oratore è la memoria delle cose; e questa possiamo annotarla mediante alcune maschere ben disposte, in modo tale da poter afferrare i pensieri per mezzo delle immagini e l’ordine per mezzo dei luoghi”.
Questa eloquente descrizione fotografa mirabilmente la strategia di memorizzazione utilizzata:
Cicerone, neuroscienziato ante litteram, nell’utilizzo di questa efficace strategia mnemonica, aveva già capito duemila anni fà come la memoria si dividesse in memoria a breve termine e memoria a lungo termine.
In pratica come funziona la tecnica dei Loci? Cicerone creava dei percorsi all’interno di spazi conosciuti. Identificava per ogni percorso, in sequenza, delle stazioni, delle stanze. Quindi associava ad ogni stazione una o più immagini correlate al tema da ricordare che svolgevano proprio il compito di aggancio rievocatore.
De facto, quando doveva rievocare i concetti dei suoi famosi discorsi, non partiva dalle informazioni da ricordare, ma dalle immagini che aveva creato. Infatti sono loro a condurci immediatamente nel posto giusto del magazzino del ricordo con precisione infallibile e duratura.
Tale tecnica sarà nel tempo ripresa e perfezionata grazie anche all’impulso dato dal filosofo Raimondo Lullo (1232-1316) attraverso le sue opere: “Ars brevis” e “Ars Generalis ultima”. La sua Ars Magna era un’arte combinatoria associativa simbolo-contenuto. Una mnemotecnica particolarmente sofisticata che secondo l’idea del pensatore doveva rappresentare un modello per una più ambiziosa costruzione del sapere universale.
Lullo utilizzava le lettere dell’alfabeto trasformate in immagini o figure che rappresentavano la conoscenza coeva, i principi teologici, filosofici, morali e del diritto del tempo.
L’ultima versione utilizzava 9 lettere dell’alfabeto e 4 figure combinatorie (ruote, triangoli, quadrati) cui si doveva associare un elenco di 6 insiemi di 9 entità ciascuno (principi, vizi, virtù, etc.). Attraverso la loro combinazione si potevano formulare fino a 1680 modi differenti di rispondere ad una questione cui si conosceva la risposta.
Questo ingegnoso e complesso sistema permetteva così di ricordare tutti i modi corretti per poter efficacemente argomentare intorno ad una tesi.
Il metodo, andando al di là della mnemotecnica, divenne una sorta di strumento logico-dialettico in grado di esplorare le strutture del mondo spingendosi a definire le regole secondo cui è costruito l’intero universo.
Si può capire, pertanto, il motivo per cui l’ars memoriae lulliana ebbe particolare fortuna durante il Rinascimento, non solo come tecnica per sviluppare le potenzialità della memoria, ma anche come base per avvicinarsi ad una grammatica universale rivelatrice dell’ordine del mondo.
L’attrazione che suscitò il metodo di Lullo sui Neoplatonici durante il Rinascimento diede un tale spinta alle mnemotecniche da far raggiungere all’arte della memoria la sua massima espressione e notorietà. Formidabili pensatori dell’epoca, attraverso i loro studi, elevarono talmente tanto la qualità delle tecniche di memoria da renderle indispensabili a chiunque volesse intraprendere un percorso di studi umanistico o scientifico che fosse.
Da Erasmo da Rotterdam, a Marsilio Ficino, da Pico della Mirandola, a Giulio Camillo Delminio con il suo “Teatro della memoria”, da Giordano Bruno con la sua opera capitale “De Umbris Idearum” in cui troviamo il famoso trattato Ars Memoriae dove espose magistralmente la sua tecnica per potenziare la memoria, a Matteo Ricci e il suo “Palazzo della Memoria”.
Sono passati tanti secoli da quei giorni gloriosi e nel tempo l’interesse per la memoria e le mnemotecniche si è via via affievolito. Hanno perso fascino e attrazione soprattutto, ma non solo, a causa del progresso tecnologico e dei mutamenti sociali e culturali che, nei secoli, se da un lato hanno migliorato e facilitato le possibilità di conservazione e accesso alle informazioni, dall’altro hanno ridotto notevolmente l’attività e le potenzialità della memoria stessa.
Attualmente, dopo anni di oblio, il flagello della malattia di Alzheimer in costante crescita in tutto il mondo, l’aumento della popolazione anziana che si registra nei paesi industrializzati e le conseguenti patologie del SNC correlate, le nuove scoperte scientifiche delle neuroscienze e quelle legate all’intelligenza artificiale, hanno contribuito a riaccendere l’interesse intorno alla memoria.
Di conseguenza anche le mnemotecniche stanno suscitando maggiore curiosità e un certo rinverdimento. Oggi, che viviamo in un epoca in cui la tecnologia informatica tende a sostituirsi alla nostra attività intellettiva, più che mai abbiamo bisogno di proteggerci e mantenere il nostro cervello attivo e in perfetta salute.
La nostra mission, con il metodo MemoFit®, ha precipuamente questo obiettivo.
Desideriamo, infatti, aiutarti a prenderti cura del tuo cervello quotidianamente, allenando la memoria e implementando il suo illimitato potenziale.
Vorremmo trasmetterti una forma mentis in cui centrale, in chiave preventiva, sia l’importanza di mantenere sveglio e sempre giovane il cervello.
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